Possiamo davvero fare a meno della plastica?

Usi e abitudini di consumo a confronto con inquinamento e possibile sostenibilità

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Plastic free – Say no to plastic – Plastica? no grazie – No plastic species – Insieme per ridurre la plastica – Liberi dalla plastica – e se ne potrebbero aggiungerne tanti altri. Sono solo alcuni degli slogan usati nelle campagne di sensibilizzazione e nelle manifestazioni organizzate negli ultimi anni per contestare l’inquinamento derivante dall’uso della plastica.
Ma dietro questi proclami esiste davvero la consapevolezza di cosa significhi una vita senza plastica? Vi sono effettivamente comportamenti virtuosi legati alla sostituzione della plastica con altri materiali più sostenibili? Si è a conoscenza di cosa voglia dire “riciclabile” e “biodegradabile”? E soprattutto, si è davvero capaci di rinunciare agli stili di vita e ai modelli di consumo attuali?

La plastica che usiamo

Senza pretendere di dare risposta a quesiti così complessi, proviamo a mettere in ordine dati e ragionamenti sull’argomento, per cercare di riflettere e forse evidenziare altri punti controversi.

Uno di questi potrebbe essere legato, per esempio, alla crescita esponenziale degli alimenti venduti in confezioni monoporzione, segno di un andamento sociale caratterizzato da nuclei familiari sempre più piccoli e da nuove abitudini di consumo. Ma è proprio vero che l’aumento delle confezioni monoporzioni, solitamente in plastica, genera un aumento dell’inquinamento? La risposta non è assolutamente scontata, anzi. Se consideriamo lo spreco di cibo, conseguente ad un eccesso di alimenti acquistati o di cibi cucinati, fenomeno molto diffuso e costante, dobbiamo valutarne gli effetti in termini di impatto ambientale:

  • spreco delle risorse usate per produrlo, ovvero energia, acqua, terra;
  • spreco di combustibili da fonti fossili, ancora oggi molto impiegati nelle fasi di coltivazione, allevamento, trasporto e lavorazione del cibo;
  • aumento dell’effetto serra, quale conseguenza dei gas prodotti in discarica dai rifiuti alimentari.

Secondo il Norwegian Institute of Food Nofima, lo spreco di cibo ha ripercussioni sull’ambiente molto più ampie rispetto allo smaltimento degli imballaggi, soprattutto se questi ultimi vengono realizzati in modo da rientrare nel circolo virtuoso dell’economia circolare e se si considera l’ottimizzazione di funzionalità ed il miglior utilizzo possibile delle risorse che essi consentono. Se teniamo conto dell’applicazione di un design smart che massimizzi l’efficacia della confezione rispetto all’uso del prodotto, della riduzione degli spessori e quindi della conseguente riduzione di volume dei rifiuti, della tipologia di materiali impiegati, della durata e resistenza del packaging e di tutti quegli aspetti che ne fanno un imballaggio riciclabile, allora si può evidenziare come la plastica diventi una soluzione sostenibile.

D’altronde, se ci guardiamo intorno con attenzione, scopriamo una varietà enorme di impieghi delle materie plastiche, legati alla loro ottima lavorabilità, alla durata nel tempo o al contrario all’esigenza del singolo utilizzo, alla leggerezza, alla trasparenza e alla resistenza agli urti:

  • termoplastiche e stampi
  • fibre sintetiche che si possono tessere
  • elastomeri usati per gli pneumatici
  • semilavorati in lastre, blocchi, pellicole, lamelle, strisce da usare in svariati prodotti
  • tubi rigidi e flessibili, pezzi isolanti,
  • imballaggi in materie plastiche
  • articoli per l’edilizia come porte, finestre, persiane, tendaggi in plastica,  rivestimenti per pavimenti, pareti e soffitti, in rotoli e in forma di piastrelle, apparecchi per l’illuminazione
  • contenitori e utensili da cucina
  • giocattoli ed oggetti per la scuola
  • oggetti per l’ufficio
  • guanti, siringhe, sacche, protesi e dispositivi medici vari

L’elenco non sarà certamente esaustivo, ma riesce a dare un’idea tangibile dell’importanza e della diffusione della plastica nella vita di tutti. E allora, siamo davvero in grado di sostituire la plastica o di rinunciare alle comodità e alle funzionalità che questo materiale offre? O piuttosto si corre il rischio di spostare semplicemente la causa di inquinamento da una risorsa all’altra? Forse la soluzione sta in un altro posto e non nelle proposte falsamente ecologiche come la paper-bottle rivestita in PET per essere impermeabile a liquido e ossigeno.

I consumatori sono comunque sempre più disponibili a fare scelte improntate alla sostenibilità per cui si tratta di capire come ottenere un reale vantaggio per l’ambiente.

Serve l’impegno di tutti, delle industrie della plastica per lo sviluppo di oggetti e confezioni che siano realmente riciclabili o biodegradabili, della politica che dovrebbe preoccuparsi di creare un contesto legislativo che guidi verso modelli di economia circolare con cicli di utilizzo sostenibili, dei cittadini che dovrebbero diventare veramente sensibili, non abbandonare i rifiuti dove capita e differenziare in modo corretto.

Autore
Monica Barile

Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista dal 1999. Consulente web e social media marketing, gestisco la comunicazione per aziende del settore meccanico, autotrasporti, carburanti, turismo, food. In passato ho lavorato come addetto stampa per enti pubblici, società di calcio, consorzi di impresa e per eventi. Adoro la scrittura, la storia, la poesia, leggo libri di avventura e invento storie sugli animali per mio figlio.

Fonti
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