L’Art. 41 della Costituzione italiana definisce “libera” l’iniziativa economica privata, purché non “in contrasto con l’utilità sociale”. Negli ultimi trent’anni, però, la responsabilità sociale dell’impresa economica ha progressivamente ampliato il ruolo dell’iniziativa privata, chiamata a farsi carico degli impatti derivanti dalla propria attività, dando conto degli effetti che si riverberano nella società.
Fin dagli anni 2000, l’azienda è al centro di un sistema di valori, non solo economici, di interessi plurimi e diversificati, sempre meno solo ed esclusivamente finanziari o reddituali. Ciò è in parte dovuto a una evoluzione sostanziale della società, in cui anche l’impresa si muove.
Come affermava Bernard Cova nel 1993, gli stessi beni di consumo hanno progressivamente assunto una nuova funzione relazionale: in ragione delle proprie scelte, i consumatori costruiscono cioè legami sociali e simbolici che possono portare valore alle imprese e, insieme, alla società. A supporto del dibattito, Giampaolo Fabris nel 2008 aggiunse che il mercato è un subsistema della società e non un hortum clausum di esclusiva pertinenza degli aziendalisti.
Le emergenze sociali ed ambientali degli ultimi anni hanno mostrato con ogni evidenza le conseguenze delle strategie aziendali, invocando una trasformazione profonda nelle imprese che ambiscono a una crescita duratura e responsabile.
Come tutti sanno, il 25 settembre 2015, i governi di 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto un’Agenda, approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, che individua 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
Naturalmente, gli obiettivi fissati riguardano e coinvolgono tutte le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e della cultura. Ma è certo che dal 2015 ad oggi sia cresciuta in modo rilevante la sensibilità delle imprese in tema di diritti umani o di emergenza climatica.
In considerazione del divario educativo, culturale, sociale ed economico tra uomo e donna, ancora oggi palmare a livello globale, e dei dati allarmanti sulla violenza di genere, forse non può dirsi altrettanto a proposito degli impegni assunti da istituzioni, imprese e corpo sociale al riguardo. Secondo le Nazioni Unite, ogni anno nel mondo, circa 87.000 donne vengono uccise e il 35% ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita (in Italia quasi 7 milioni). In alcuni Paesi questo dato sale fino al 70%.
È ora di considerare la discriminazione e la violenza di genere un’emergenza, al pari di quella climatica e ambientale. È ora di agire. FLESSOFAB lancia la campagna GENDER EQUALITY NOW per promuovere una nuova consapevolezza sui temi della disparità di genere, per uno sviluppo autenticamente sostenibile dell’impresa e della società.