Progetti sostenibili, investimenti in risorse umane, personalizzazione del servizio: flessofab si prepara al futuro

intervista al fondatore Franco Fabbricatore

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Cosa c’è dietro il progetto Green Pack?
È un progetto sul quale abbiamo iniziato ad investire 4 anni fa, partendo da una considerazione fondamentale: l’obiettivo cui puntare non è la biodegradabilità della plastica, quanto invece la sua riciclabilità. La nostra soluzione sta nel sostituire al poliaccoppiato, fatto di materiali non divisibili, un pluristrato composto dallo stesso materiale, in modo da realizzare un packaging che conservi le caratteristiche di resistenza, durata e miglioramento della shelf-life dei prodotti, ma sia anche totalmente riciclabile. La parola chiave è riutilizzo, ovvero lo scopo deve essere quello di creare imballaggi flessibili che possano essere nuovamente immessi alla produzione, chiudendo il cerchio dell’economia circolare. E con il Green Pack, sviluppato dal nostro reparto R&D diretto dal dott. Lambiase, abbiamo centrato il risultato.

Cosa risponde alla Plastic Tax e a chi sostiene che possa esistere un mondo senza plastica?
Rispetto alla Plastic Tax, il nostro impegno sta nell’affiancare alla riciclabilità la riduzione degli spessori degli imballaggi, a parità di caratteristiche e prestazioni. Minore peso significherà meno tasse. Sembra che la tassa debba entrare in vigore il prossimo luglio e, stando alle ultime notizie, graverà su tutti. Quindi il nostro intervento è teso ad “alleggerire” l’imposta che pagheranno i consumatori.
Da tempo sostengo che un mondo senza plastica sia un’utopia, perché anche il maglione che sto indossando è in poliestere, il mio telefonino è fatto di plastica, l’auto che guido è per il 70% in plastica, così come esistono naturalmente anche i sacchetti e i pacchi di pasta. Il problema della plastica non è nella sua produzione e nella sua funzione, ma nel comportamento di chi abbandona i rifiuti di plastica nell’ambiente, di chi non li differenzia correttamente, nelle norme e nei provvedimenti che dovrebbero garantirne il riciclo e il riutilizzo.

Quanto investite nelle risorse umane in azienda?
In Flessofab abbiamo 90 dipendenti e ognuno di essi rappresenta per noi un investimento, un investimento in formazione che dura mediamente 3 anni. Il nostro lavoro è fatto di processi complessi che richiedono competenze in ogni passaggio della produzione e i nostri dipendenti sono tutti altamente specializzati. Puntiamo a fidelizzarli perché vorremmo che tutti si sentissero parte integrante del progetto Flessofab e che dessero il contributo che possono alla produzione.

Perché un produttore dovrebbe scegliere Flessofab rispetto ai vostri competitor?
Per il servizio. Noi siamo una media azienda con un fatturato di 20 milioni di euro perché abbiamo fatto una scelta precisa: creare un rapporto umano con il cliente, offrirgli un prodotto su misura e un servizio personalizzato. Non a caso, lavoriamo principalmente con grandi aziende che si trovano sul territorio regionale, come Besana, Kimbo e Pastificio Di Martino, eccellenze nel loro settore.

Che bilancio può fare dell’anno 2020, rispetto ai cambiamenti indotti nei consumi e negli stili di vita dalla pandemia?
Come tutti abbiamo vissuto e viviamo la pandemia nel suo aspetto sociale e personale, ma nell’ambito aziendale, per noi è cambiato poco. Rispetto ad aziende di altri settori, abbiamo avuto continuità nel lavoro e addirittura per alcuni prodotti un incremento di produzione. Per esempio, nostri clienti che esportano verso il mercato inglese hanno aumentato le vendite in funzione del lockdown, che ha indotto un aumento dei consumi di determinati alimenti in casa.

Come vede Flessofab nel prossimo futuro?
Continueremo ad investire in risorse umane e stiamo già investendo in ulteriori attrezzature all’avanguardia, sposando la filosofia di Industria 4.0. Come dicevo, la nostra è una dimensione di lavoro interregionale, per cui l’obiettivo per il futuro, pandemia permettendo, è di puntare all’internazionalizzazione. Abbiamo sicuramente le basi per farlo.

Autore
Monica Barile

Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista dal 1999. Consulente web e social media marketing, gestisco la comunicazione per aziende del settore meccanico, autotrasporti, carburanti, turismo, food. In passato ho lavorato come addetto stampa per enti pubblici, società di calcio, consorzi di impresa e per eventi. Adoro la scrittura, la storia, la poesia, leggo libri di avventura e invento storie sugli animali per mio figlio.

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