L’impatto del covid-19 sull’utilizzo degli imballaggi

Come ci ha cambiati la pandemia, anche nel fare la spesa

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Il Covid19 ha certamente stravolto stili di vita e abitudini, obbligandoci a riorganizzare il nostro vissuto quotidiano, caratterizzato da un maggiore isolamento e da una maggiore attenzione all’igiene, oltre che al distanziamento sociale.
In tale contesto, a cambiare è stato anche il trend dei consumi, capovolgendo nei fatti ciò che era stato affermato con tanta determinazione solo fino a pochi mesi fa. E così, i prodotti confezionati, ad esempio, hanno riguadagnato terreno sui prodotti sfusi, l’acquisto online ha conosciuto una crescita esponenziale a danno anche dei grandi centri commerciali, il monouso è stato preferito al vetro o alla ceramica nei bar, così come in generale è aumentata la richiesta di cibo da asporto.Se, in generale, questi cambiamenti indotti allo stile di vita hanno sicuramente generato un dilagare dell’uso di contenitori e involucri per il confezionamento delle merci e dei cibi, osserviamo più da vicino come sono cambiate le scelte dei consumatori rispetto almodo di fare la spesa.
Per quanto riguarda la GdO, Nielsen ha registrato nel 2020 una crescita di 1,5 miliardi di confezioni vendute, di cui più di 1,3 miliardi nei primi 8 mesi dell’anno, con un trend in crescita nei mesi successivi.
È chiaro come la discriminante sia il fatto che il packaging offra una maggiore sicurezza al consumatore, proteggendo il prodotto dalla contaminazione invisibile. Rispetto allo sfuso, il prodotto confezionato non viene toccato da mani che spesso non indossano i guanti “usa e getta”, né è esposto agli eventuali virus e batteri di chi vi respira intorno. Così gli alimenti sfusi, prima considerati più sani e genuini, oggi diventano meno igienici e sicuri.
Ora, rispetto a questa nuova tendenza del modo di fare la spesa, che potrebbe diventare cambiamento strutturale nel lungo termine, entra in discussione la necessitàdi rendere gli imballaggi sostenibili. Una necessità che diventa ancora più pressante in confrontoall’epoca pre-Covid19, in considerazione dell’incremento dell’utilizzo della plastica per gli imballaggi.
Ma se plastica deve essere, può essere una plastica sostenibile?
Un imballaggio sostenibile non è necessariamente una confezione priva di plastica, ma potrebbe:

– utilizzare plastica di riciclo
– impiegare una minore quantità di materia prima grazie ad una riduzione degli spessori
– usare accoppiati realmente e interamente riciclabili
– ricorrere alle bioplastiche di origine naturale

Si possono considerare sostenibili anche gli imballaggi ottimizzati dal punto di vista del design,al fine di diminuirne l’ingombro, le nuovetipologie di confezioni quali i refill pack, i packaging che offrono una facile divisibilità tra i materiali che li compongono al momento del conferimento.Anche il ruolo dell’ecodesign in questo senso può essere rilevante e spingere la produzione del packaging verso un ripensamento di forme, spessori, volumi e composizioni. In definitiva, il packaging, qualunque esso sia,continua ad avere i suoi pregi e l’imballaggio in plastica ne offre di migliori, rispetto ad altri materiali, in quanto a sicurezza, protezione, durabilità del prodotto, ingombro, per cui può essere portatore di valori e funzioni ancora irrinunciabili. Può inoltre diventare amico dell’ambiente, se realizzato con la dovuta attenzione rispetto alla previsione di una sua seconda vita.

Gli investimenti delle imprese per la realizzazione di soluzioni di imballaggio sostenibili hanno raggiunto nel 2020 il valore di 20,2 miliardi di dollari a livello mondiale: il dato è in leggero calo rispetto al 2019 per l’impatto negativo che il Covid-19 ha avuto sull’economia in generale, ma rappresenta un aumento ad un tasso del 5,7% medio annuo nell’arco dell’ultimo decennio.Tali investimenti comprendono una serie di passaggi e attraversano trasversalmente aree diverse dell’attività di un’azienda:

  • Ricerca & Sviluppo di soluzioni innovative
  • Progettazione dell’imballaggio
  • Dotazione di impianti e macchine tecnologicamente in grado di realizzare i nuovi pack
  • Comunicazione per il lancio del prodotto nell’ottica della sostenibilità

L’impegno quindi in questo senso esiste e potrebbe essere in grado di conciliare i nuovi trend di scelta del pubblico, che rimane tuttavia molto sensibile alle tematiche ambientali. Il vero buco nero riguarda invece il fatto che a livello mondiale solo circa il 15% dei rifiuti in plastica vengono riciclati, per cui il problema è forse più legislativo ed organizzativo che non di mentalità da parte dei consumatori o di impegno da parte dei produttori.

Autore
Monica Barile

Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista dal 1999.Consulente web e social media marketing, gestisco la comunicazione per aziende del settore meccanico, autotrasporti, carburanti, turismo, food. In passato ho lavorato come addetto stampa per enti pubblici, società di calcio, consorzi di impresa e per eventi. Adoro la scrittura, la storia, la poesia, leggo libri di avventura e invento storie sugli animali per mio figlio.

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