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Porre fine alla povertà estrema, combattere le disuguaglianze, contrastare il cambiamento climatico… a cinquant’anni dalla prima conferenza ONU sull’ambiente umano, gli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’Agenda 2030 restano lontani. La pandemia, la guerra in Ucraina, nuovi venti di recessione hanno prodotto negli ultimi anni rallentamenti e inversioni di rotta preoccupanti, soprattutto in Occidente. Gli approcci più lungimiranti, forieri di avanzamenti significativi in tema di inclusione sociale, di energia pulita, di consumo responsabile e di accesso universale ai servizi pubblici patiscono oggi, alternativamente, l’ostruzionismo di radicali e reazionari. Che fare? Come contrastare l’immobilismo e le derive apocalittiche del nostro tempo? Competenza e concretezza sono antidoti efficaci, ma anche la disponibilità ad accogliere il molteplice è cruciale. La realtà, le emergenze che ci sfidano sono multiformi, sfaccettate, mutevoli e misurarsi con la complessità necessita una composizione responsabile e consapevole di punti di vista distanti. L’identità stessa, personale o sociale, esige nuove relazioni, nuove prospettive per definirsi e superare l’isolamento. Siamo unici, plurimi, inesorabilmente legati. Siamo facce formate da altre facce: scelte, idee, traiettorie scomposte e ricomposte in un gioco di equilibri precari, armonie e contrasti. Nel cinquantenario della morte di Pablo Picasso, Flessofab celebra l’incommensurabile valore della ricerca artistica del Genio con un omaggio alla costruzione cubista, che vuole rappresentare la totalità del reale sommando i diversi piani prospettici, ovvero le diverse visioni del mondo, alla ricerca di una sintesi futuribile.

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